Mappa del sito

Capitolo precedente Indice dei capitoli Capitolo successivo

La saga dei Fanes - Analisi della leggenda

Il Regno dei Fanes: 4 - Ey-de-Net

L'intreccio del racconto comincia a dipanarsi con l'introduzione di un gruppo di personaggi molto caratterizzati, alcuni dei quali risultano essenziali per l'interpretazione del vero significato delle vicende narrate, ed anche per la loro datazione. Entra finalmente in scena il protagonista maschile, l'erculeo guerriero Ey-de-Net, ma con lui si svela anche l'enigmatico personaggio-chiave della Tsicuta, l'ex-fidanzata del re dei Fanes.

 

Compendio del testo
Osservazioni
Spina-de-Mul, definito lo "stregone dei Lastoieres", allo scopo di recuperare la sua Raietta cerca di riunire una coalizione di popoli contro i Fanes, e riesce a convincere Ey-de-Net a parteciparvi con un reparto di Duranni. Il guerriero, che non aveva mai sentito parlare di Dolasilla, accetta a patto che lo si lasci tirar fuori dalla battaglia la ragazza illesa.
 
I Lastoieres sono un piccolo popolo, il cui nome appare legato ai Lastoni di Formin, presso la Croda da Lago. Se abitano in quella zona, essi si trovano sotto l'immediato incubo della distruzione ad opera delle scorrerie dei Fanes. Deve essere stata questa (e non certo il recupero della Raietta, appartenente all'ancestrale mito iniziatico) la ragione per cui lo stregone 'moderno' si dà tanto da fare. Egli si dimostra un accorto diplomatico e riesce a mettere in campo una coalizione di tutto rispetto, cui non partecipano tuttavia i Caiutes. Ey-de-Net, un giovane capo guerriero, acconsente a partecipare, probabilmente alla testa dei suoi seguaci personali, più per conoscere questa Dolasilla che per ragioni politico-militari.
Prima della battaglia, Ey-de-Net saluta il sorgere del sole dalla vetta del monte Amariana. Lo scontro, cui partecipa per la prima volta anche il principe-aquila, ha luogo nella pianura di Fiammes. Mentre i Fanes sono in vantaggio, Ey-de-Net attende Dolasilla a piè fermo; ma Spina-de-Mul, nascosto dietro il suo scudo, previene l’arciera ferendola a sua volta con una freccia. Ey-de-Net, invece di sfruttare il momento di sbandamento dei Fanes, se la prende col mago che ha tradito i loro patti. I Fanes vincono e gli alleati litigano.

Invece di muovere contro i Fanes per la via più diretta, cioè attraverso il Falzarego, dove era logico che venissero attesi, gli alleati marciano verso nord lungo il Boite, con lo scopo evidente di aggirare i difensori e penetrare nel cuore del paese nemico. I Fanes tuttavia non si lasciano sorprendere, e intercettano il nemico ancora nella stretta piana di Fiammes, quindi ben prima che sia riuscito a varcare i loro confini. Essi assumono immediatamente l’iniziativa ed attaccano con successo i Peleghetes, secondo un classico schema di sfondamento al centro. Solo in seguito, messi in fuga i popoli più deboli, si rivolgono contro gli ostici Duranni; e qui ha luogo la scena cruciale del ferimento di Dolasilla. Quando la ragazza cade, Ey-de-Net, anziché dare il segnale del contrattacco, abbatte lo stregone con una spallata. E’ indubbiamente questo il passo che più di ogni altro deve aver contribuito all’omologazione della coppia, il guerriero che abbatte lo stregone senza usare le armi, con quella mitologica degli “antichi” Spina-de-Mul ed Ey-de-Net.

Ey-de-Net non torna a casa, perché vuole avvicinare Dolasilla. Trova un’anguana e le chiede consiglio. L’anguana lo indirizza dal Vögl delle Velme. Questi a sua volta lo spedisce dalla Tsicuta, una sorella di Spina-de-Mul. Ey-de-Net la cerca senza trovarla, finchè incontra una cornacchia, che gli spiega come fare ad incontrarla, e gli racconta che la donna era stata fidanzata col re dei Fanes, prima che questi sposasse la regina dei Fanes, ed altri interessanti dettagli. La Tsicuta tratta Ey-de-Net freddamente, predice che Dolasilla gli farà una promessa ma non la manterrà, e che il destino di lei è segnato dall’ambizione del padre. Però gli dà il suggerimento giusto per entrare in contatto con lei: occorre che faccia costruire uno scudo così pesante che quasi nessuno possa portarlo.

Ey-de-Net sceglie di defezionare nel campo nemico. Secondo la leggenda non tornerà nella Pregajanis mai più, neppure dopo la morte di Dolasilla. Egli cerca un’anguana e la trova sulle rive del torrente Costeana. Questa gli consiglia – per motivi non proprio chiarissimi - di parlare col Vögl delle Velme.
La caratterizzazione di questo personaggio (“principe dell’Aurona”, ossia esperto metallurgo; “che ha molto girato il mondo”; e che per potersi permettere di disprezzare le ricchezze, vuol dire che ne ha avute) dipinge con esattezza la figura, archeologicamente ben documentata nell’età del Bronzo, del fonditore girovago.

Il Vögl manda l'eroe dalla Tsicuta, ma non è facile trovarla. Attorno a questa figura è stata costruita un'aura soprannaturale di mistero e di terrore. Dai pettegolezzi della 'cornacchia' apprendiamo però di lei cose molto più mondane. Alla fin fine la donna non compie proprio nulla di esoterico ed elargisce ad Ey-de-Net la dritta per entrare nel regno dei Fanes.

Dolasilla si riprende presto dalla sua ferita. Gli artefici della corazza d’argento rispondono al re che la corazza era stata trapassata da una freccia magica, contro cui essa non aveva potere. Per proteggere Dolasilla anche dalle armi magiche occorreva uno scudo incantato, fabbricato dai nani del monte Latemar. Questi concludono che l’ordinazione riguardi lo stesso scudo di cui aveva loro parlato Ey-de-Net; quando lo scudo finito arriva al castello, si constata che nessuno riesce a sollevarlo. La stessa Dolasilla, con la sua forza sovrumana, lo alza appena da terra. Finché non arriva Ey-de-Net in incognito, che dimostra di poterlo portare e così viene assunto come scudiero della principessa.
Se alla parola "magico" sostituiamo "metallico", leggiamo che la corazza metallica poteva arrestare le frecce normali, ma non quelle con la punta anch'essa di metallo: per far questo occorreva uno scudo, a sua volta metallico, ma molto spesso e pesante. Il ragionamento non fa una grinza.
Resta qualche dubbio sul ragionamento dei nani fabbri, che apparentemente ricevono due ordinazioni, una dal re dei Fanes ed una da Ey-de-Net, ma concludono trattarsi di un unico oggetto, e ne costruiscono uno solo. Nessuno riesce a sollevarlo, ma Ey-de-Net (che se l'era fatto costruire sulle sue misure) lo alza senza sforzo. Evidentemente i Fanes dovevano essere tutti mingherlini, ed il Duranno una specie di gigante al loro confronto.

 

Commento

Spina-de-Mul appare qui nelle vesti di un fine diplomatico, capace di girare monti e valli per coalizzare dal nulla un esercito in appoggio alla sua minacciata tribù. E in effetti viene detto essere fratello (da leggere piuttosto come 'confratello') della Tsicuta, la quale è certamente, lo vedremo tra poco, una sacerdotessa dei Caiutes. Probabilmente dunque Spina-de-Mul può essere definito un prete, forse un missionario tra i Lastoieres. Certamente a Fiammes egli combatte con un'arma (l'arco) non propriamente da eroe guerriero, tuttavia col ferimento di Dolasilla raggiunge un brillante successo. I Fanes vincono ancora, ma la loro è una vittoria di Pirro.

Ey-de-Net appare subito un capo militare molto competente: deve essere sua la mossa strategica (che peraltro fallisce) per aggirare l'esercito dei Fanes, ed anche il suo schieramento in vista della battaglia appare del tutto sensato. Tuttavia il suo interesse nella faccenda è limitato a Dolasilla; quando l'eroina cade, non insiste nel combattimento ed anzi se la prende col suo alleato che l'ha ferita tradendo i loro patti.

L'episodio del Vögl delle Velme venne interposto da Wolff tra l'incontro con l'anguana e quello con la Tsicuta. In questa posizione, appare senza scopo. Probabilmente Wolff, che ricomponeva, non dimentichiamo, gli sparsi frammenti di una leggenda quasi dimenticata, ha equivocato nel collocare questo personaggio prima, anzichè dopo, l'incontro con la Tsicuta. Se questa infatti manda Ey-de-Net a farsi fabbricare uno scudo, chi può consigliarlo meglio del vecchio fonditore errante in pensione?

Ma la chiave di volta della storia è la Tsicuta. Da una parte un apparato di attribuzioni più da dea-madre della natura che non da sacerdotessa; il nomignolo che parla tanto del dominio sulle erbe quanto di un suo uso socialmente riprovevole, la sua introvabile abitazione nel cavo stesso della montagna, i rossi papaveri di fuoco, il dominio sulle tempeste, la relazione con gli animali... Dall'altra parte le cose molto più umane riferite dalla cornacchia. La Tsicuta era stata fidanzata con l'attuale re dei Fanes, ma il re dei Caiutes lo ha convinto ad abbandonarla per sposare la regina delle marmotte! Questo può soltanto significare che la regina dei Fanes, dovendo a suo tempo trovarsi un marito straniero secondo tradizione, si è rivolta al re dei Caiutes; e questi ha designato per la bisogna un suo stretto collaboratore, forse un parente, magari addirittura un fratello, trascurando affatto il dettaglio che questi fosse già fidanzato (o sposato). Ne consegue che tanto la Tsicuta quanto il re dei Fanes sono per nascita dei Caiutes, e di rango elevato!

Ragioniamo ora sulla storia dello scudo. Se i nani fabbri fabbricano uno scudo su ordinazione del re dei Fanes, ma costruito sulle misure di Ey-de-Net, questo può voler dire una cosa sola: il re ed il guerriero si erano già messi d'accordo in anticipo. In effetti Dolasilla è in età da marito, e per il re si pone il problema di trovarglielo. Deve essere uno straniero, e certamente il re lo desidera della propria razza e delle sue stesse idee politiche. Possibilmente però non deve trattarsi di un altro Cajute. Ey-de-Net giunge a proposito: calza a pennello, ed il re si dà da fare per trovare il modo migliore di introdurlo alle Cunturines senza destare sospetti.

Ora, chi è che conosceva entrambi, il re ed Ey-de-Net, e che quindi poteva combinare un abboccamento tra i due? Soltanto la Tsicuta! Cadono quindi i veli: i misteri ed i terrori che ammantano la Tsicuta e la sua abitazione erano stati costruiti ad arte per tener lontani i curiosi e proteggere i suoi incontri col re dei Fanes, che non sono affatto terminati dopo il suo matrimonio regale. Ecco spiegato, tra l'altro, perchè sia giunta fino a noi una versione della leggenda (raccolta da H. de Rossi) in cui si afferma che il re dei Fanes tradisca il suo popolo per amore di una principessa Caiute.