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La saga dei Fanes - Le vicende narrate

L'urto coi Paleoveneti


Il re dovette tuttavia accorgersi che a forza di razzie la situazione era stata spinta troppo oltre, ed ora rischiava di prendergli la mano. I giovani guerrieri non accettavano più di tornare alle vecchie e poco gratificanti abitudini di vita pastorale: esigevano sempre nuove imprese e sempre nuovi trionfi. Ancora peggio, i villaggi del settentrione e quel poco che era rimasto nelle altre valli vicine era stato già saccheggiato e risaccheggiato: ed i guerrieri, che si sentivano invincibili, reclamavano a gran voce che ci si rivolgesse finalmente verso le ricche tribù che abitavano a mezzogiorno. Indubbiamente il re sapeva che così facendo avrebbero rischiato di risvegliare le ire di una potenza militare molto più forte della loro, e d’altronde non desiderava affatto di scontrarsi con i propri consanguinei: ma non riuscì ad evitare che qualche scorreria venisse indirizzata verso il popolo dei Lastoieres.
Si trattava di una piccola tribù di montagna, che aveva un modo di vita abbastanza simile a quello dei Fanes e che era entrata solo recentemente nell’orbita paleoveneta. Forse qualche razzia contro i loro villaggi non avrebbe prodotto eccessivo rumore.
Purtroppo per i Fanes, si verificarono due eventi che forse nemmeno il re aveva previsto.
Il primo fu che i Lastoieres chiamarono ovviamente i Caiutes in soccorso, e qualche gruppo di guerrieri Caiutes effettivamente finì con l’incrociare le armi coi Fanes; in una di queste scaramucce finì per rimetterci la pelle anche un figlio dello stesso re dei Caiutes.

Il secondo fu che tra i Lastoieres si era trasferito, tempo addietro, un sacerdote paleoveneto, che aveva preso molto sul serio la sua missione. Era stato mandato per favorire l’assimilazione culturale dei Lastoieres, agevolandone così anche il controllo politico; ci si era affezionato, ed ora sentiva che, se la tribù non fosse stata o non si fosse sentita protetta nel momento del bisogno, tutto il suo lavoro sarebbe stato vano.

Che qui la leggenda sovrapponga ed identifichi tra loro due diverse coppie guerriero-stregone, una tratta da un antico mito iniziatico e l’altra effettivamente vissuta al tempo dei Fanes, è a mio modo di vedere altamente verosimile. La seconda coppia, tuttavia, potrebbe anche essere stata una pura invenzione, costruita ad arte in modo tale da ricopiare retoricamente quella del mito. D’altronde bisogna osservare che una reazione dei Paleoveneti alle razzie dei Fanes era in qualche modo inevitabile, e che la spedizione militare che porta alla battaglia di Fiammes, essenziale nello sviluppo della vicenda, appare architettata in modo molto realistico e tatticamente sensato. Quanto alla ricostruzione qui tentata del personaggio del “moderno” Spina-de-Mul, essa è largamente arbitraria, ma a mio modo di vedere non è affatto assurda ed è del tutto coerente con lo svolgimento della narrazione.

A fronte delle pressanti richieste del prete, il re dei Caiutes, anziché intervenire militarmente per dare ai Fanes una buona lezione, si limitò a mandare un fermo monito al suo amico: falla finita con queste razzie o sarò costretto ad intervenire pesantemente. L’altro ovviamente si affrettò a dichiararsi d’accordo, pur tra i mugugni dei suoi guerrieri. Il sacerdote però, che chiameremo Spina-de-Mul, anche se questo non doveva essere il suo vero nome, non fidandosi per nulla che i Fanes avrebbero rispettato a lungo quel patto, si diede da fare affrettandosi da una tribù all’altra per imbastire una coalizione in grado di muovere contro di loro anche in assenza dei Caiutes. Riuscì così a mettere insieme un rispettabile corpo di spedizione, la cui punta di lancia doveva essere costituita da un reparto di Duranni, una tribù ben nota per il suo valore in battaglia, al comando di un giovane guerriero di cui si diceva un gran bene. Sembra che l’atletico Duranno, che chiameremo Ey-de-Net, anche se nemmeno questo doveva essere il suo vero nome, si sia lasciato convincere più che altro dalla curiosità di vedere in faccia questa tanto decantata Dolasilla, concordando con Spina che dell’arciera si sarebbe occupato lui personalmente, in un modo o in un altro. Comunque fosse, venne.
Spina-de-Mul convinse i suoi alleati a tentare una manovra aggirante per piombare di sorpresa nel cuore del territorio dei Fanes, ma la manovra non gli riuscì. I Fanes se ne accorsero e riuscirono ad intercettare in tempo i nemici. Si accese una violenta battaglia, nel corso della quale Spina, che aveva in mente uno scopo preciso, e non aveva nessun timore di essere tacciato di viltà utilizzando un’arma poco virile, giunse a ferire Dolasilla con una freccia. Tuttavia a quel punto Ey-de-Net se la prese con lui nel bel mezzo della mischia, per non aver rispettato il loro patto; il re dei Fanes, vedendo i comandanti nemici litigare fra loro, spinse senza esitare le sue truppe all’attacco e riuscì a garantirsi comunque la vittoria.