Mappa del sito

La saga dei Fanes - approfondimenti

L'avvoltoio della fiamma

L’avvoltoio viene detto vivere sulle pareti della Croda Vanna (Sass dla Crusc) ed è posto in relazione con la flüta, ossia una fiamma, in genere descritta come azzurra, che appare ogni tanto qua e là sulla parete. Sembra che un’occorrenza analoga sia stata osservata anche sul Piz da Peres (monte ad Est di Marebbe, m 2507).
Questo fenomeno apparentemente misterioso può avere una spiegazione abbastanza semplice.
L’accensione spontanea di una fiamma (lontano dalle attività umane) è generalmente da porre in rapporto all’autocombustione di gas naturali, spesso derivati dalla putrefazione di carogne (fuochi fatui).
Occorre osservare a questo punto che sia il Sass dla Crusc sia il Piz da Peres presentano uno dei versanti a picco, costituito da una scoscesa parete rocciosa, ma l’altro digradante in dolce pendenza, tale che per quella via l’orlo del baratro può essere raggiunto molto facilmente. E’ dunque possibile che degli animali, vuoi perché sorpresi dalla nebbia, vuoi perché sospinti da un predatore, siano precipitati di tanto in tanto nel vuoto. Quando questo fosse accaduto, la carogna si sarebbe fermata sulla prima cengia in grado di trattenerla, e lì da una parte avrebbe attirato gli avvoltoi, dall’altra saltuariamente avrebbe anche potuto dar origine a dei fuochi fatui. Questo spiegherebbe assai bene perché venisse osservata una relazione (in realtà indiretta) tra l’avvoltoio e la fiamma a metà parete. Si noti che il fenomeno viene detto essere osservabile “una volta l’anno”: una frequenza (da intendersi in senso di media) del tutto compatibile con il meccanismo proposto, ossia un’occorrenza relativamente rara ma niente affatto eccezionale.

E’ più che plausibile che il variul, ossia l'avvoltoio, che si nutre di cadaveri, quindi li “porta via”, sia stato considerato impadronirsi idealmente anche dello “spirito vitale” del morto. Associazioni del genere sono presenti in quasi tutte le culture. Tanto più in quanto l'area dei Fanes scarseggia sia di legna per cremare i cadaveri sia di terra per seppellirli, è probabile che il primo rituale funebre sia consistito semplicemente nell'esposizione del defunto agli uccelli necrofagi, come per l'appunto l'avvoltoio od il corvo. E’ quindi assai probabile che il culto dell’avvoltoio che intravediamo alle radici della storia del variul de la flüta fosse almeno in origine una forma di culto dei defunti.

In questa chiave si può leggere anche il fatto che la pseudo-aquila sia descritta come "re di un'isola lontana": l'isola è in realtà il mondo dei morti, cui l'avvoltoio è indissolubilmente legato. Molto più complessa è l'interpretazione degli "uomini con un braccio solo", concetto che ritornerà più volte nella leggenda. A questo proposito posso esprimere soltanto un'ipotesi, da prendere unicamente come tale.
Gli "uomini con un braccio solo", che alla fine interverranno effettivamente in battaglia dalla parte dei Fanes, sono descritti come dei valorosi guerrieri "armati di spada". Cosa manca ad un guerriero armato di spada, ma dotato di un braccio solo? Ovviamente, lo scudo. Si potrebbe dunque pensare che si tratti di una setta di "uomini-avvoltoio" votatisi a combattere senza scudo, "come se avessero un braccio solo". Può soccorrere il parallelismo antropologico, da una parte con sette sul genere degli "uomini-giaguaro" o degli "uomini-aquila" degli aztechi, dall'altra con i berserker norvegesi. Costoro andavano in battaglia nudi o coperti solo da pelli d’orso o di lupo, nella convinzione di essere “invulnerabili”, o meglio che il loro cieco furore offensivo e la fama che li precedeva costituissero la loro migliore difesa (e tonificati nelle loro virtù guerriere dall’uso di sostanze stupefacenti, forse Amanita muscaria, che li portavano a perdere del tutto il lume della ragione). Anche i berserker costituivano una setta sacra (ad Odino) e possedevano un animale totemico (orso e/o lupo) nel quale erano convinti di trasformarsi in battaglia. Come gli uomini-avvoltoio dei Fanes, per inciso, anche i berserker finirono col rappresentare una causa di grave sconvolgimento sociale; al punto che re Erik di Norvegia nel 1015 fu costretto a mettere al bando la loro consorteria, nonostante essi costituissero il corpo d’élite dell’esercito.
Si osservi inoltre che l'esistenza tra i Fanes di una setta di guerrieri consacratisi all'avvoltoio, all'interno di una società ancora "delle marmotte", potrebbe costituire una tappa intermedia, un trampolino fondamentale in vista della transizione a quella "degli avvoltoi".